… Cartier-Bresson,l’occhio dell’Abruzzo interno
Sono passati venti anni dalla morte di Henri-Cartier Bresson, avvenuta il 3 agosto 2004. Grazie alla sua macchina fotografica, Scanno è diventato uno dei borghi più fotogenici d'Italia
di Fausto D'Addario
La composizione dell’immagine era tutto per lui, come scrisse nel Manifesto 1952: “La fotografia implica il riconoscimento di un ritmo nel mondo reale; la composizione deve essere nostra costante preoccupazione“. Ma le composizioni di Bresson non erano nulla di intellettuale o di studiato a tavolino. Erano un’intuizione fulminante. “Non c’è nulla in questo mondo che non abbia un momento decisivo“. The decisive moment, questo il segreto
Scanno secondo Bresson
Henri Cartier-Bresson è riuscito a cogliere nei suoi scatti di Scanno l’aspetto tipico e l’interpretazione poetica di una regione, come l’Abruzzo, ricca di bellezze naturali e di arte, abitata da gente forte, che ha sempre avuto quali cardini della propria vita il rispetto per le tradizioni, gli usi e i costumi locali. Scanno, “paese stranissimo, suasore di reveries senza fine“, come lo definiva D’Annunzio, oggi è uno dei centri turistici più visitati d’Abruzzo. Posto a oltre mille metri, il borgo è noto in Italia e all’estero per il fascino pittoresco di questo insieme di stradine, vicoli, scalinate e tetti e soprattutto i tipici costumi femminili, immortalati, tra gli altri, propri da Henri Cartier, che visitò Scanno tra il 1951 e il 1953. La lente del fotografo francese ha saputo cogliere istanti di vita paesana, quasi scene teatrali nella loro spontanea e perfetta simmetria. E hanno fatto scuola: sono stati esposti e ammirati in numerose mostre internazionali, rendendo famosi in tutto il mondo il sapore del suo integro tessuto urbano medievale e i volti delle donne abruzzesi, formose sotto gli abiti neri e le camicie rigonfie, protette dal cappellitto sul capo, le trecce raccolte sotto la rezzola – una reticella non di rado ornata di monete d’oro – dall’incarnato chiaro, dall’espressione serena e vivace e dallo sguardo dolce di una bontà infinita. Forse nessun borgo abruzzese ha ricevuto tanta attenzione quanto Scanno: dagli artisti, ai fotografi, dai viaggiatori di ogni epoca, ai turisti di oggi. Un set fotografico naturale, che nell’immaginario collettivo è ormai il luogo-simbolo dell’abruzzesità. Ma Cartier-Bresson non fu il primo e nemmeno l’ultimo. Fotografi celebri come Mario Giacomelli, Ferdinando Scianna, Renzo Tortelli e Gianni Berengo Gardin, fino a Mimmo Jodice e Chris Warde-Jones, hanno immortalato in bianco e nero la fisionomia inconfondibile del paese e dei suoi abitanti. E ancora prima, negli anni ’30, una fotografa tedesca, Hilde Lotz-Bauer, girava per le stradine del paese brandendo la sua piccola Leica. E come non ricordare Escher, il geniale disegnatore olandese, che visitò Scanno, Castrovalva e dintorni alla ricerca del fantastico e del fiabesco nella realtà selvaggia dell’Abruzzo interno. E volendo andare a ritroso nel tempo, lo stesso aveva fatto quel manipolo di pittori scandinavi, giunti in Abruzzo alla fine dell’800, raccolti a Civita d’Antino, attratti da una natura incontaminata e da un popolo non ancora corrotto dalla modernità: belli e forti, abbronzati e robusti, ma ospitali e gentili, veri eredi dell’antica stirpe dei popoli italici.
Cosa rimane oggi del borgo più fotogenico al mondo? Scanno non è cambiata molto dagli scatti di sessanta o settanta anni fa e i pochi abitanti mantengono le tradizioni e lo stile di vita che tanto attrassero quegli artisti. Ma il vecchio Abruzzo se ne va. Oggi solamente qui e in qualche altro comune montano il visitatore si meraviglia di vedere, di tanto in tanto, le donne, anziane e giovani, indossare l’elegante abito tradizionale, limitatamente ai giorni di festa e in occasioni formali. A memoria del loro operato, a Scanno è stata dedicata la “Via dei Fotografi“. Percorsa fino in fondo, conduce a una meravigliosa vista del profilo delle case, con le montagne a fare da quinta scenica. Vista ancora più suggestiva in inverno, con le vette spruzzate di neve e i camini fumiganti. Un popolo ricco di tradizioni, di storia, di coraggio. Un popolo che vive in silenzio. Questo era l’Abruzzo immortalato da Bresson.